Vampiri

I non-morti e il sesso

Era credenza che la vita sessuale dei morti fosse intensa, per questo motivo le popolazioni più antiche, come gli Egizi e i Mesopotami, posizionavano nella tomba alcune concubine di pietra, statuette femminili prive di piedi in modo che non potessero scappare su sulle quali erano esaltati gli organi sessuali.

Al fine di evitare il ritorno del defunto ogni popolazione usava sistemi più o meno drastici.

Nel Neolitico i cadaveri venivano bruciati e chiusi in urne, oppure legati prima di essere sepolti… In Colombia le vedove venivano allontanate dalla tribù e dormivano in letti di spine per un certo periodo per “scoraggiare” un eventuale ritorno del marito. Nell’antica Mesopotamia ci si limitava a riti sacri, mentre gli Etruschi muravano i cadaveri facendoli sorvegliare continuamente da alcune guardie. Metodi più drastici venivano adottati dai Persiani: facevano divorare i defunti da bestie feroci. Alcune tribù africane, invece, spezzavano la spina dorsale del defunto o lo chiudevano in un sacco e lo maciullavano a bastonate! Presso i popoli nomadi c’era l’usanza di penetrare il cuore e la testa dei cadaveri con ferri appuntiti in modo da inchiodarli poi alla bara, il tutto era finalizzato ad impedire loro di seguire gli spostamenti della tribù.

Di ben altro tipo era il trattamento riservato al defunto degli antichi romani: la famiglia gli concedeva di tornare, qualche giorno l’anno, per compiere cose lasciate in sospeso a causa della prematura scomparsa. Durante questo breve periodo l’intera famiglia si asteneva dalle occupazioni pubbliche (in taluni casi arrivava addirittura a segregarsi in casa). Allo scadere del tempo concesso, il pater familias, attraverso un rituale, imponeva al defunto di tornare nel mondo dei morti.

Se il mito del Vampiro è sopravvissuto fino ad oggi, evidentemente tutte queste precauzioni per impedire a un morto di tornare nel mondo dei vivi non sono bastate…

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